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Lo sai che con le cartelle esattoriali cancellate, l’INPS ti toglie la pensione?

Ci sono stati in passato alcuni provvedimenti relativi a cartelle esattoriali e debiti che finiscono con il generare una grave anomalia anche per quanto riguarda le pensioni. Anche se il contribuente non ha fatto nulla, non ha presentato domanda e non ha chiesto aiuto allo Stato, questi provvedimenti automatici oggi causano un grave problema. Lo sai che con le cartelle esattoriali cancellate, l’INPS ti toglie la pensione? Può sembrare strano ma è esattamente così. Ci sono contribuenti che adesso non hanno diritto alla pensione proprio per via dei vecchi provvedimenti di sanatoria dei Governi. 

Cartelle esattoriali cancellate, l’INPS ti toglie la pensione, ecco i penalizzati

L’articolo n° 4 del DL n° 119 del 2018 introdusse la cancellazione automatica delle cartelle esattoriali sotto i 1.000 euro. Ma solo se diventate ruolo entro il 2010. Poi con la manovra di Bilancio 2023, cioè con l’articolo 1 comma 222 della legge 197 del 2022 si decise di arrivare alla cancellazione  automatica delle cartelle fino al 2015. Fino a quando si parla di cartelle relative a bollo auto, IMU, Canone RAI o qualsiasi altra tassa, imposta o tributo, nessun problema. Perché si tratta di una agevolazione senza effetti collaterali per un contribuente indebitato. Invece per le cartelle inerenti i contributi previdenziali tutto cambia. Perché i contributi non sono tasse ma sono versamenti che finiscono nel montante contributivo e alla fine determinano il diritto alla pensione per un lavoratore.

Niente salvaguardia oggi per il ripescaggio di questi contributi

Evidente che se i contributi non si versano, non possono tornare utili per la pensione. Sia per calcolare l’importo che per maturare il diritto. Ed è la situazione in cui si trovano molti lavoratori autonomi che hanno goduto della cancellazione delle cartelle sui contributi previdenziali e che oggi si trovano di fronte a due potenziali situazioni:

  • una pensione più bassa perché mancano quei versamenti;
  • nessuna pensione perché senza quei versamenti non si arriva a 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia.

Dopo il pressing di alcune associazioni dei lavoratori autonomi, lo scorso anno fu varata una salvaguardia. Infatti fu introdotta la possibilità di ripescare questi contributi, presentando domanda all’INPS entro il 10 novembre 2023 e pagando il dovuto entro il 31 dicembre 2023. Oggi un provvedimento del genere non c’è più. pertanto chi non ha sfruttato la salvaguardia nel 2023 oggi si trova di fronte a questo grave problema.

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