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Quella volta che una canzone di Ornella Vanoni rese Alain Delon ancora più intenso: come stanno i due divi oggi

In una notte grigia, con un mare agitato e due turisti inglesi a bordo di una piccola barchetta. Questa l’entrata in scena di Alain Delon avvolto in un cappotto cammello, con il mozzicone di una Gauloise a penzoloni sul labbro. Il film del 1972 è di Valerio Zurlini. E anche la Vanoni si ritaglia un ruolo da protagonista. 

Siamo sul set de La prima notte di quiete, un film di Valerio Zurlini ambientato nella riviera romagnola. Il film è un vero e proprio cult, lo è diventato nel nel corso degli anni, meritatamente. Ma il rapporto tra Zurlini e Delon è stato tutto tranne che armonioso. Zurlini, regista bolognese con radici parmensi e un forte legame con la Romagna, ritorna nella zona che gli aveva portato fortuna negli anni ’50 e ’60. Il film racconta la storia di Daniele Dominici, un professore tormentato interpretato da Delon, che giunge a Rimini per una supplenza in un liceo. Il regista, dichiarando che il film è inevitabilmente autobiografico, rivela un fondo di nichilismo e desiderio di autodistruzione che permea il racconto.

Nonostante il successo tra il pubblico, Zurlini rimane insoddisfatto del suo rapporto con Delon. Il regista accusa l’attore francese di aver prestato solo il guscio al personaggio. Non emergerebbe il lato misterioso e profondo che Zurlini aveva in mente durante la scrittura del soggetto e della sceneggiatura. L’amicizia sul set tra i due sembra non esserci. Al termine delle riprese, Zurlini spera, di fronte alla stampa, che l’attore francese abbia fatto una buona interpretazione. Dal canto suo, Delon risponde in maniera fredda e velenosa. Spero tu abbia fatto un buon film, dice.

Tensioni che alla fine funzionano

Il film, in effetti, nonostante le tensioni durante la produzione, è un grande film. La colonna sonora è perfetta. Quella volta che una canzone di Ornella Vanoni ha reso Delon un mostro di recitazione? È proprio nella Prima notte di quiete. L’interpretazione di Delon è magistrale durante tutto il film, come lo è il ritratto di una certa provincia italiana di quegli anni. Tutti gli attori interpretano i vari aspetti della vita di quel periodo in modo impeccabile. Delon, nonostante le divergenze con il regista, si inserisce bene nel contesto, contribuendo al successo del lavoro del regista italiano.

La Vanoni? Semplicemente superba grazie alla sua voce magnetica. La scena più emozionante del film si svolge in discoteca. Delon è seduto su un divanetto e guarda uno dei suoi amici ballare con una sua studentessa di cui lui si è invaghito. L’amico fa l’occhiolino in cerca di complicità, la ragazza lo punta sfidandolo. La camera indugia diversi minuti sullo sguardo di Delon che è bellissimo. La coppia balla un lento sulle note di Domani è un altro giorno cantata dalla voce da brividi di Ornella Vanoni. Tutta la scena, girata dal bravissimo Zurlini, è da pelle d’oca. Una delle più belle mai comparse negli schemi cinematografici con la firma di un regista italiano.

Quella volta che una canzone di Ornella Vanoni conquistò anche Alain Delon

Il cinema fa sognare ma la vita è tutt’altra cosa. Oggi Alain Delon, secondo notizie recenti, vive una situazione drammatica a causa dello stato di salute. Il figlio maggiore di Delon, Anthony, ha reso pubblica la notizia della malattia del divo su Instagram, spiegando che il trattamento offerto a suo padre è palliativo, considerando l’età avanzata e il deterioramento delle sue condizioni.

Dall’altra parte, Ornella Vanoni, ora 89 anni, continua a fare la sua comparsa in televisione con una vitalità sorprendente. La cantante affronta temi universali con la stessa franchezza di sempre, dimostrando che la vecchiaia non è sinonimo di arrendevolezza. La Vanoni rimane coerente con sé stessa, commentando i suoi scatti su Playboy come se avesse 20 anni e interpretando i suoi brani con la stessa intensità drammatica. I due divi hanno vite agli antipodi, ma quel loro incontro artistico rimarrà nella storia. E ogni volta che guarderemo il film, sarà per aspettare quella scena memorabile, per avere una volta in più la pelle d’oca e il cuore in subbuglio.

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