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L’odio social che ha messo in crisi Alessandra Amoroso: di cosa si tratta e come si combatte

La cantante salentina Alessandra Amoroso è stata vittima di una tempesta d’odio sui social media, episodio che ha avuto un impatto significativo sulla sua vita. Ne ha parlato alla conferenza stampa di Sanremo 2024 lasciando tutti senza parole.

È stata molto aperta a riguardo e ha dimostrato tanto coraggio. Ha raccontato la sua esperienza senza filtri per fare capire la portata del problema e per aiutare chi non ha la forza di reagire. Chi non può farlo perché non è famoso e non ha una cassa di risonanza da utilizzare. Gli ultimi due anni della vita della cantante sono stati molto duri, perché è stata vittima di gravi insulti e minacce di morte arrivati quotidianamente sui social. Questo tipo di odio è relativamente nuovo, per Alessandra Amoroso tutto è cominciato nel 2022 quando è stata criticata per non aver concesso una foto a una fan. E giù insulti e minacce che da quel momento non sono più mancati.

L’impatto fisico e mentale, emotivo e generale, è stato devastante. Durante la conferenza stampa la cantante ha condiviso alcuni messaggi di estrema importanza. Quando si capita dentro la tempesta perfetta è necessario fare la classica auto-riflessione, ritrovarsi, ritrovare equilibrio. L’amore dei propri cari è fondamentale, cercare una condizione in cui il riscatto sia possibile, può fare la differenza sulla qualità che la vita avrà nei mesi successivi. Da qui la sua partecipazione al festival per sentire la tensione e l’emozione della gara.

La paura deve essere affrontata

L’odio social che ha messo in crisi Alessandra Amoroso? Capita a molti ma in pochi sanno di cosa si tratta. Negli ultimi decenni si è diffuso sulle piattaforme social in maniera preoccupante. Il facile accesso a queste piattaforme ha reso possibile l’utilizzo scriteriato di espressioni volgari, di odio e di violenza, durante conversazioni o dibattiti. Ma soprattutto per commentare eventi o avvenimenti che hanno riguardato i proprietari dei profili. Gruppi di persone che offendono quotidianamente colpendo generi, orientamenti sessuali, religioni ed etnie. Ma anche i Vip. Qualcuno sa come difendersi, la maggior parte soccombe.

Diverse ricerche in proposito hanno stabilito che le conseguenze delle molestie possono essere particolarmente gravi. Si instaura un clima di paura virtuale che si trasferisce nella vita reale. Come se dietro l’angolo potesse esserci qualcuno che ci ha insultato sui social e sta venendo a chiederci conto fisicamente. Promuovere politiche atte a limitare queste abitudini sui social, collaborazione tra Stati e piattaforme private e supporto della comunità risultano fondamentali. Il Cyberbullismo ha preso il posto del bullismo all’antica, i metodi per arginare questi problemi sono simili, ma bisogna intervenire velocemente.

L’odio social che ha messo in crisi Alessandra Amoroso, probabilmente è capitato anche a noi

Le vittime del cyberbullismo sentono frustrazione, impotenza e paura. Se dovesse capitarci dovremmo assolutamente documentare quanto ci sta accadendo. Screenshot dei messaggi, informazioni sui profili che ci attaccano, tutta la documentazione possibile. Cristallizzare le prove è fondamentale per poter poi presentare denuncia presso la Polizia Postale. Bisogna reagire avviando le azioni giuste, ogni volta che lasciamo perdere, creiamo l’occasione perché una persona più debole di noi venga attacca dagli stessi soggetti. I cosiddetti leoni da tastiera che trovano nella violenza quotidiana il modo peggiore per sfogare le loro frustrazioni.

Dobbiamo farci forza e parlare apertamente di queste esperienze, condividere più possibile con la comunità reale e con quella virtuale. Chi ci segue nei social può attaccarci, ma spesso quando capisce che siamo noi sotto attacco corre in difesa. Soprattutto se abbiamo sempre comunicato in maniera educata e costruttiva. Dal punto di vista legale, poi, devono essere le piattaforme a migliorare le loro politiche riguardanti la correttezza dei contenuti. Ma questo sta già avvenendo con gli accordi che tutti gli Stati del mondo stanno firmando con le società private. Presto questo problema potrebbe essere solo un ricordo. Tutti lo sperano. Per noi stessi e per i nostri figli che navigano nella rete senza protezioni.

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