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Quanto rendono a marzo i migliori conti deposito vincolati a 24 e 36 mesi rispetto ai BTP pari durata?

Passata la settimana di collocamento del primo bond retail 2024 del Tesoro, è già tempo di analisi per l’investimento prossimo a venire. Tutto cambia in base al proprio orizzonte temporale, l’obiettivo di fondo e il “fascino” per il rischio.

In questa sede restiamo nell’ambito del redito fisso e mettiamo a confronto due prodotti tanto amati dal piccolo risparmiatore. Vediamo infatti quanto rendono a marzo i migliori conti deposito vincolati a 24 e 36 mesi rispetto ai BTP pari durata.

I punti di comunanza e di divergenza tra BTP e conti deposito

Entrambi i prodotti appartengono alla famiglia del reddito fisso, per cui i rendimenti sono noti a priori. In sostanza all’atto della sottoscrizione si sa già quale sarà l’incasso netto periodico o che si otterrà dall’inizio alla fine. È fisso, appunto, mentre potrebbe variare nel caso dei titoli di Stato venduti anzitempo. Qui, infatti, influisce anche la componente prezzo del prodotto sul secondario. L’altro elemento di comunanza è dato dall’impegno dell’emittente al rimborso del capitale a scadenza. Nel caso del conto deposito (CD), l’emittente potrebbe anche essere aperto all’eventuale rimborso anticipato. Poi si apre il fronte delle divergenze, a partire dall’interlocutore: il Tesoro, e quindi lo Stato, nel caso dei BTP, una banca nel caso del CD. Varia anche il regime delle spese di gestione (nulle per i CD, mentre per i bond dipende dalla propria banca) e del regime fiscale. La fiscalità di vantaggio al 12,50% è appannaggio dei BTP, mentre sale al 26% su tutti gli altri prodotti finanziari, CD inclusi. Infine, muta la garanzia sul capitale ivi versato. Sui CD essa è pari a 100mila €, al pari del c/c, mentre non ha limite (almeno in teoria) quella sui BTP, garantiti dallo Stato.

Quanto rendono a marzo i migliori conti deposito vincolati a 24 e 36 mesi rispetto ai BTP pari durata?

Veniamo all’aspetto che più sta a cuore al risparmiatore: quanto rendono a marzo questi prodotti “concorrenti”, a parità di durata e rischio? Procediamo per prodotto. Sulla durata a 24 mesi (scadenza: 1° marzo 2026), il BTP con ISIN IT0004644735 offre un rendimento netto annuo a scadenza del 2,91% circa. Il bond ha una cedola del 4,50% ma prezza 102,20 centesimi (credito d’imposta: 0,27%). Passando al 36 mesi circa (scadenza: 1 aprile 2027), il bond con ISIN IT0005484552 rende netto a scadenza sul 2,93% circa. La cedola in questo caso è dell’1,10% e al momento prezza 93,72 centesimi sul MOT.

Passiamo al CD. Su una piattaforma specializzata nel raffronto di questi strumenti i primi 3 rendimenti sul CD vincolato a 24 mesi offrono, nell’ordine, il 4,75%, il 4,50% e il 4,40% annuo lordo. Gli interessi sono liquidati, nell’ordine, in via posticipata il primo e a cadenza trimestrale gli altri. Poi nessuno degli emittenti prevede un c/c associato né ammette l’estinzione anticipata del vincolo. Sul 36 mesi i primi 3 rendimenti sarebbero invece del 4,50%, del 4,50% e del 4,45% annuo lordo. Neanche qui le banche prevedono l’estinzione anticipata del vincolo, né l’apertura di un associato c/c. Gli interessi, infine, sarebbero liquidati in tutti e tre i casi a cadenza trimestrale.

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