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Quanto fruttano 7.000 euro dopo 5 o 10 o 20 anni a un tasso di interesse annuo del 4% in regime semplice e composto?

L’idea di mettere un capitale a fruttare sul lungo termine non è male di per sé in generale. Il discorso si rafforza ulteriormente in presenza di alcune circostanze. Primo, si è sicuri di non aver bisogno di quel capitale nel frattempo, il periodo dell’investimento è adeguato e infine il regime di capitalizzazione è “azzeccato”.

Cosa vuol dire? Il riferimento è al regime finanziario, espressione tipica della matematica finanziaria. Con essa s’intende la funzione che esprime le variazioni di un capitale rispetto al tempo e all’interesse (o al tasso di sconto, per esempio). Vediamo allora quanto fruttano 7.000 euro dopo 5 o 10 o 20 anni a un tasso di interesse annuo del 4% in regime semplice e composto.

Il regime semplice e composto degli interessi

In termini elementari, il tasso di interesse è il prezzo da pagare per l’utilizzo di un bene particolare, il denaro. Al pari degli altri beni e servizi, anche i soldi presi in prestito (o concessi in prestito) hanno un loro “prezzo”, dato appunto dall’interesse. Quanto ai regimi finanziari, nella capitalizzazione semplice gli interessi prodotti al termine di un periodo sono corrisposti e non reinvestiti nel periodo successivo. Quest’ultima circostanza avviene invece nel regime di capitalizzazione composta. Quindi gli interessi del 1° periodo si aggiungono al capitale iniziale per cui quelli del 2° periodo saranno maggiori del 1° e così via nei periodi successivi.

Il tasso di interesse fisso o variabile o composto

Sul mercato oggi vi sono vari tassi di interesse, tra cui potenzialmente scegliere. In verità è l’emittente che offre una data struttura dei rendimenti e poi lascia decidere al risparmiatore se accettare o meno la sua offerta. L’ interesse è fisso e costante quanto non varia per tutta la durata dell’investimento. È tipico di molti BTP oggi in circolazione e/o di prossima emissione. L’esatto opposto è il tasso variabile, dove la remunerazione periodica varia in base a un parametro a cui essa è agganciata. I BTP legati all’inflazione, italiana e/o europea, ne sono un classico esempio.

Il mercato propone altre alternative, tra cui potenzialmente scegliere. Vi sono infatti investimenti a strutture miste, cioè fisse all’inizio e variabili successivamente fino a scadenza (in gergo Fixed to Floater). In altri casi i rendimenti sono progressivamente crescenti (step-up) o decrescenti (step-down) a seconda delle circostanze. Insomma, l’importante è comprendere prima come funziona lo strumento di turno per non pentirsi poi e per massimizzare il possibile ritorno.

Quanto fruttano 7.000 euro dopo 5 o 10 o 20 anni a un tasso di interesse annuo del 4% in regime semplice e composto?

Abbiamo sfruttato un simulatore di Banca d’Italia per scoprire quando renderebbe un piccolo capitale (7mila €) nel medio e lungo termine. Abbiamo ipotizzato un tasso di interesse annuo del 4% lordo applicato in regime semplice e composto, e nessun versamento aggiuntivo periodico. Sulla durata a 5 anni, il totale interessi lordi sarebbe di 1.400 e 1.516,57 € in regime (rispettivamente) semplice e composto. Raddoppiando la durata a 10 anni, raddoppia il totale interessi nel regime semplice (2.800 €). Più che raddoppia, invece, in quello composto: 3.361,71 €. Stesso trend, ma numeri differenti, nel caso dei 20 anni di durata dell’investimento. Gli interessi lordi sarebbero infatti di 5.600 € e 8.337,86 € nel caso, rispettivamente, del regime semplice e composto.

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